Il villaggio di Lacoste, tra marchesi, haute couture e storie di valdesi

Tra Bonnieux e Ménerbes, nel cuore del Luberon, si trova il villaggio di Lacoste, inscindibilmente associato a un nobile noto per la sua condotta immorale. Il riferimento va naturalmente al marchese Donatien-Alphonse-François de Sade, nato a Parigi nel 1740, la cui vita sregolata – tra processi, condanne e carcere – e i cui scritti lo hanno reso famoso.

Ancora oggi, il suo nome, de Sade, evoca immagini di depravazione e di oltraggio al pudore e al buon costume. Eppure, nonostante “il divin marchese” avesse trascorso molti anni della sua vita tra prigioni e manicomi, riuscì a creare un’impressionante letteratura, composta da romanzi, racconti, opere teatrali e carteggi.

Il castello di Lacoste fu per lui un rifugio dalle follie che lo circondavano, tra Ancien Régime e Rivoluzione. Grazie a un lascito, il castello nel 1716 passò di proprietà a suo padre, Gaspard François de Sade, che ricevette questa eredità dalla cugina Isabelle Simiane.

Cinquant’anni dopo, Louis-Aldonse Donatien lo restaurò e divenne per lui una sorta di rifugio, dove “ritirarsi” a seguito di scandali e condanne promulgate a Parigi. In questo rifugio promosse la realizzazione di un teatro, che poteva ospitare sino a 120 spettatori. Uno spazio che alimentava scrittura e fantasie.

Ma la Rivoluzione Francese portò distruzione persino qui. Il castello cadde in rovina e nel tempo passò nelle mani di vari proprietari, incluso un muratore di Lacoste che utilizzò le sue pietre per costruire altre case nel villaggio.

Solo un professore, André Bouer, nel 1952, una volta ottenuta la proprietà, cercò di restituire al castello un aspetto di dignità e grandezza. Promosse quindi una serie di restauri.

Nel 2001, il castello passò nelle mani del noto stilista Pierre Cardin, che riuscì definitivamente a ridare notorietà e bellezza all’edificio caro al marchese de Sade.

Il Castello è divenuto sede di un Festival che porta il nome del noto stilista di origine italiana. Giunto nel 2024 alla sua 23ᵃ edizione, il Festival mette in scena varie espressioni artistiche: dalla musica al teatro, passando per film e cortometraggi. Eventi che in qualche modo riportano nel presente la passione per le arti e per l’immaginazione del marchese de Sade.

All’esterno del Castello si possono ammirare sculture contemporanee, alcune delle quali rievocano ancora la figura tormentata e censurata  di Donatien-Alphonse-François de Sade.

Storie di Valdesi

Nel villaggio di Lacoste vi è un tempio, edificato tra il 1883  e il 1885, grazie al quale è possibile risalire alla storia dei Valdesi e dei protestanti. Una storia scandita da soprusi, ma anche da periodi di tolleranza. Già a partire dal 1400, si hanno notizie di una comunità valdese nella zona. Dopo casi di terribili massacri a danno dei valdesi, nel 1598, Enrico IV firmò il famoso Editto di Nantes, attraverso il quale è proclamata religione ufficiale quella cattolica, ma è anche accordato ai protestanti di celebrare liberamente la loro fede.

Nel 1648 e poi ancora nel 1658 furono organizzati congressi di protestanti provenzali proprio a Lacoste. Ma con Luigi XIV la situazione mutò in peggio, tanto che su ordine dello stesso sovrano venne distrutto luogo che fungeva da luogo di culto per i valdesi. Con l’editto di Fontainebleau (1685), Luigi XIV bandì dal regno di Francia la religione protestante. Si dovette aspettare quasi la fine del XIX secolo per vedere nuovamente rispettato il culto protestante e valdese.

Oltre a Lacoste, nel Luberon ci si può addentrare nella tormentata storia dei valdesi anche in altri villaggi, come Mérindol, dove sorge “La Muse”, un centro di studi dove è possibile ripercorrere le vicende dei valdesi. Merita una tappa anche Cabrières d’Avignon, dove si rifugiò, durante le terribili giornate del 1545, un gruppo di valdesi capeggiati da Eustache Marron.

TESTO E FOTO di Silvia C. Turrin

Lascia un Commento, grazie!