I colori caldi dell’Autunno ci portano alla scoperta del dipartimento delle Alpi dell’Alta Provenza. Facciamo tappa in un luogo dove storia, archeologia e sentieri botanici si intrecciano per dar vita a un luogo speciale, ovvero il Priorato di Salagon.


Situato alla periferia della cittadina di Mane, questo museo etno-botanico non solo è costituito da spazi didattici che raccontano antichi mestieri, ma anche da una chiesa un tempo priorato benedettino. Entrarvi significa conoscere le vicende religiose, gli usi, le tradizioni sociali che hanno caratterizzato un po’ tutta la Provenza.
All’entrata del Museo è meglio richiedere l’audioguida – disponibile anche in italiano – per conoscere i vari dettagli etno-botanici di Salagon. Ciò che in primis si ammira è la chiesa nella tipica arte romanica provenzale, il cui aspetto è stato ricostruito più volte a causa delle alterne vicende che l’hanno contrassegnata: da priorato dell’abbazia benedettina di Sant’Andrea di Villeneuve-lès-Avignon divenne residenza di campagna verso la fine del XV secolo, quando i monaci abbandonarono l’edifico; poi ancora venne utilizzata come granaio.


Nel 1857, grazie all’abate Giovanni, parroco di Mane, l’antico priorato medievale ritrovò il culto originario, ma altre vicissitudini irruppero. Solo a partire dal 1981 un nuovo progetto ha preso vita: la creazione di un museo del patrimonio etnologico dell’Alta Provenza che ha visto la luce nel 2000.
In questi anni, l’antico Priorato di Salagon ha saputo affermare la sua vocazione etno-botanica grazie alla creazione e valorizzazione di un ampio percorso formato da giardini di diverso tipo. Particolarmente interessante è per esempio il giardino medievale, realizzato prendendo spunto da fonti storiche, quali: miniature, libri contabili dell’epoca, trattati, inventari. In Provenza, in epoca medievale, prima dei contatti con le Americhe, si trovavano coltivazioni di avena, orzo, vari tipi di farro e miglio, poi lenticchie, fave e altre leguminose ormai quasi scomparse dalle tavole moderne, come la cicerchia.


Camminando nel giardino si scoprono le piante medicinali, tra cui l’iperico e il cardo benedetto, già utilizzate durante il Medioevo, e poi le piante considerate magiche, come la verbena, ritenuta potente talismano contro i serpenti, e la misteriosa, quanto pericolosa mandragora. Altrettanto notevole è il giardino dei tempi moderni, molto ampio, situato proprio davanti all’ingresso della chiesa.
Visitando il Priorato di Salagon, oltre agli splendidi giardini, si ha la possibilità di osservare due mostre permanenti. La prima è dedicata agli antichi mestieri, come quello dei fabbri e dei maniscalchi; è stata ricostruita anche la fucina di Monsieur Raynaud, discendente di un’antica famiglia di fabbri, coi vari attrezzi utilizzati tra cui incudini e mantici. L’altra mostra permanente è incentrata sul mondo della lavanda a 360 gradi.


Si vedono enormi alambicchi usati per la distillazione, oggetti impiegati un tempo per la raccolta come il falcetto, e poi nelle teche vi sono immagini e fotografie che restituiscono al visitatore scene agricole di un’epoca in cui erano soprattutto le donne le abili raccoglitrici di questa preziosa pianta aromatica. Si scopre che furono i profumieri di Grasse, a partire dal XVII secolo, a valorizzare la lavanda, tanto da trasformarla nel principale ingrediente di molte essenze.
Presso il Priorato di Salagon vengono organizzati regolarmente laboratori didattici, soprattutto per le scuole, e poi seminari etnobotanici, conferenze, atelier dedicati al mondo delle erbe e delle piante.