Chi visita la cittadina più famosa della Camargue, Le Saintes Maries de la Mer, percepisce subito quanto sia ancora intenso il fervore verso Santa Sara. Basta entrare nella bellissima e maestosa chiesa e accedere alla cripta per comprendere come questo culto sia vivo.
Sara è ritenuta Santa dal popolo dei gitani; la venerano con profonda devozione. In realtà, accedendo alla cripta sotterranea della chiesa di Saintes Maries de la Mer, in vari periodi dell’anno si possono incontrare non solo gitani e provenzali, ma anche persone di altre nazionalità che accendono piccole o grandi candele chiedendo alla Santa nera intercessioni per sé o per i propri cari.
All’interno della cripta si erge la statua di Santa Sara, adornata di mantelli e gioielli. Il suo abito cambia periodicamente, poiché per un gitano è un onore vestire la Santa. Questa profonda devozione è palpabile in occasione del Pellegrinaggio di maggio, che ho raccontato in un precedente Post (si veda l’articolo Les Saintes Maries de la Mer).
Purtroppo, nel 2020, questo importante evento è stato annullato a causa della pandemia globale.
Visitando Saintes Maries de la Mer ho scoperto la “preghiera del gitano”, molto toccante, che racconta tra le righe le difficoltà dei popoli nomadi e i pregiudizi che devono ancora subire per il loro modo di vivere, ritenuto negativo e desueto da ipocriti benpensanti.
Ma è giunto il tempo di ri-valorizzare tutte le diversità, rispettando chi conserva un animo errante.

Di seguito un breve stralcio della “preghiera del gitano”:
«Sono un bohémien, un povero viaggiatore.
La mia carovana è il mio monastero,
rendo il mio cuore il luogo della mia preghiera.
Non possiedo abiti eleganti:
Dio dice che il corpo è più bello dell’abbigliamento.
Non mi preoccupo del cibo di domani :
al Padre Nostro chiedo il pane quotidiano.
[…]
La mia roulotte è piccola
Molto più di una casetta:
ma Tu, Signore,
non avevi dove riposare il capo.
I poliziotti vengono spesso a controllarmi.
Io sorrido loro, Signore:
questi uomini fanno il loro mestiere
[…]
Nella calma, la notte scende poco a poco.
Per Te prego, Signore,
Accendo un piccolo fuoco.
Con devozione apro i tuoi Vangeli.
Assaporo la tua pace come una docile pecora
Tu sia benedetto, Dio d’amore :
so che tu mi ami,
e che mi amerei sempre».
A Les Saintes Maries de la Mer si svolgono altri due pellegrinaggi:
nel mese di ottobre, e la prima domenica di dicembre. In autunno viene commemorata Maria Salomè, mentre alle porte dell’inverno si celebra, senza processione verso il mare, la data della scoperta delle salme delle Sante Marie – Maria Jacobé e Maria Salomé – e la loro collocazione nella teca, avvenuta nel 1448.
Si deve al marchese Folco de Baroncelli-Javon (1869-1943) la valorizzazione del pellegrinaggio dei gitani e della loro cultura, oltre che il recupero delle varie tradizioni tipiche della Camargue, come l’Abrivado e le famose Course camarguaise. Al marchese è dedicato il museo Baroncelli, in place Lamartine.
Testo e foto di Silvia C. Turrin
Per programmare il viaggio visita il sito ufficiale della cittadina camarguaise:
http://www.saintesmaries.com