L’abbazia di Sénanque, il sacro tra natura e pietra

L’abbazia cistercense di Sénanque conserva un fascino intramontabile.

Arrivarvi è già di per sé suggestivo, poiché si attraversa parte del Parco Naturale Regionale del Luberon.

Come si legge nel libro “Viaggio in Provenza e Occitania – Tra storia, misteri, borghi antichi e lavanda” (maggiori info qui):

L’abbazia cistercense di Sénanque si trova nascosta in fondo ad una piccola valle boscosa tra i monti del Luberon, nel Dipartimento del Vaucluse.

Per raggiungerla, si scende lungo una strada con varie curve. L’abbazia è ben nascosta, ma all’improvviso… eccola che appare…

Sempre nel libro “Viaggio in Provenza e Occitania” leggiamo che in questa zona:

…scorre quello che rimane del torrente chiamato Sénancole, corso d’acqua da cui molto probabilmente deriva il nome dell’abbazia di Sénanque. Del piccolo torrente Sénancole dal I millennio ai giorni nostri è rimasto ben poco, solo qualche piccola pozza d’acqua nelle vicinanze dell’abbazia. Interessante ricordare l’origine del termine Sénancole, che deriverebbe dal latino “Sana Aqua”, ovvero “acqua sana”. Il nome dell’abbazia deriverebbe quindi da questa acqua provvidenziale.

La storia della costruzione di Sénanque si collega a quella dell’abbazia di Mazan, poiché un gruppo di monaci, nel luglio del 1148, partirono dal complesso monastico di Mazan, situato nell’Ardèche, per raggiungere il vallone dove avrebbero poi edificato Sénanque. Questa comunità venne sostenuta e promossa dal vescovo di Cavaillon, Alfant, e Raymond Berenger II, Conte di Provenza. Sfruttando i terreni agricoli circostanti della zona, l’abbazia prosperò rapidamente e divenne un centro molto importante.

Tuttavia, nel XIII secolo, le città divennero sempre più importanti, e per la sepoltura dei defunti le persone si affidarono sempre più agli ordini dei frati questuanti. La conseguenza fu che l’abbazia di Sénanque, entrò lentamente in fase di declino.

[…]

Nel 1854, i cistercensi ritornarono in possesso del loro luogo di culto. Ma, in seguito alla politica anticlericale dello Stato, essi furono ripetutamente mandati via. Nel 1989, la vita del monastero riprese definitivamente.

Non è detto che in prossimità dell’Abbazia vi sia la lavanda in fiore, come tutti i turisti immaginano, sulla scia delle foto in copertina di varie guide dedicate alla Provenza.

A prescindere dalla presenza dei filari di lavanda, merita una visita l’abbazia cistercense di Sénanque per la sua architettura e per l’atmosfera un po’ mistica che vi aleggia.

Per saperne di più, consiglio la lettura del volume qui citato “Viaggio in Provenza e Occitania”.

Buon mese d’Agosto.

Silvia C. Turrin

Foto Silvia C. Turrin

L’abbazia cistercense di Le Thoronet

L’Abbazia di Le Thoronet è situata in una splendida vallata coperta da una foresta di querce. Insieme a Sénanque e a Silvacane, l’Abbazia di Le Thoronet costituisce uno dei più importanti complessi architettonici cistercensi della Provenza. La comunità di monaci legati alla regola di San Benedetto si trasferì da Tourtour – in cui venne fondato nel 1136 l’antesignano insediamento chiamato Notre Dame de Florièges – all’attuale luogo, distante circa 25 km, dove il territorio offre maggiori terre fertili, ruscelli e un’importante sorgente d’acqua. Non a caso, il toponimo di Le Thoronet sembra derivi dalla radice prelatina tol, che significa “fonte”.

L’abbazia di Le Thoronet - foto© Silvia C. Turrin
        L’abbazia di Le Thoronet – foto© Silvia C. Turrin

La struttura monastica è molto semplice, priva di orpelli barocchi come vuole la tradizione cistercense, per privilegiare preghiera e silenzio. La chiesa abbaziale, pur nella sua essenza così lineare, espressione di povertà estrema, è un gioiello di arte romanico-provenzale. Non vi sono né contrafforti, né un portale centrale: elemento, quest’ultimo, che rammenta al visitatore come questo luogo di silenzio e preghiera, un tempo, fosse riservato solo ai monaci. Appena si varca la soglia della chiesa si percepisce un’atmosfera minimalista e composta.

L’apparente “vuoto” decorativo viene riempito dalla sua spaziosità, dalla bellezza delle sue colonne, dagli archi trasversali, dai capitelli ornati da croci. La mancanza di orpelli rendono la chiesa un luogo perfetto per la contemplazione del divino e per il canto. Grazie infatti alla straordinaria acustica, l’abbazia di Le Thoronet è sede rinomata di concerti polifonici, di musica medievale e canti gregoriani.

Degno di nota è inoltre il chiostro, fulcro del nucleo monastico, dove i raggi solari creano un gioco di luci coi riflessi rossi della bauxite contenuta nelle pietre. Rigoroso nella sua architettura, il chiostro è uno dei più antichi di tutta la tradizione cistercense.


Breve storia dell’abbazia di Le Thoronet

Lo sviluppo dell’abbazia in questo sito, iniziato nel 1157, ha conosciuto fasi alterne, scandite inizialmente da una straordinaria prosperità legata all’agricoltura e all’allevamento. Sino al XVIII secolo, i monaci vivevano agiatamente, ma nel 1785 emerse un pesante indebitamento della comunità, ufficializzato dall’atto di fallimento redatto dall’ultimo abate commendatario, monsignor de Flamarens.

Fu così che l’abbazia di Le Thoronet venne secolarizzata, divenendo classificata come monumento storico nazionale. I monaci l’abbandonarono trasferendosi in altri siti religiosi. Nel 1840 iniziò il restauro, reso nel secolo successivo ancor più difficile, a causa degli effetti provocati dallo sfruttamento della bauxite.

L’utilizzo, tra il 1959 e il 1989, del giacimento situato in prossimità dell’abbazia produsse fenditure nei muri dell’edificio e prosciugò persino le fonti della valle. L’abbazia attuale ha conservato quello spirito di semplicità, di purezza e rigore ispirati dalla regola di San Benedetto.

Silvia C. Turrin

Per approfondire: http://www.tourisme-lethoronet.com/