Noël en Provence, tra santons e i 13 dessert

Mancano poche ore al Natale e qui in Provenza molti si stanno preparando a celebrarlo secondo la tradizione. Tra i marché calendal o di Noël si possono incrociare tra una bancarella e l’altra i famosi 13 dessert, con cui si termina l’altrettanto famoso gros souper, la grande cena di Natale che tradizionalmente si celebra la sera del 24 dicembre, prima della messa di mezzanotte.

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foto di Silvia C. Turrin©

I 13 dessert – che variano da zona a zona, da città a città, e dalla disponibilità (finanziaria e gourmande) della famiglia – rappresentano Gesù e i 12 apostoli. Se la scelta dei dessert è decisamente varia, il loro numero, proprio per il loro simbolismo, è d’obbligo. Si narra che questa tradizione sia nata all’inizio del ‘900 a Marsiglia.

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foto di Silvia C. Turrin©

Sulle tavole provenzali possiamo quindi trovare fra i 13 dessert diversi tipi di frutta secca, in particolare quella che simbolizza – attraverso il colore – i quattro grandi ordini mendicanti:

-fichi secchi (Francescani)

-uva secca (Domenicani)

-mandorle (Carmelitani scalzi)

-noci (Agostiniani)

Poi troviamo sulle tavole frutta fresca (in particolare, mandarini, uva bianca, pere, arance, mele; da notare, frutta di stagione e a km0) e frutta candita e poi torrone nero e bianco, la tipica pompe à huile, e poi ancora datteri, oreillettes, e i tradizionali dolcetti calissons di Aix.

Altra tradizione, intrisa di una forte spiritualità, è quella della pastorale rappresentata dal presepe vivente, la crèche vivante, immancabile in Provenza durante la messa di mezzanotte. È una tradizione molto suggestiva e ancora profondamente sentita in molti villaggi provenzali, proprio per rievocare quella notte a Betlemme.

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foto di Silvia C. Turrin©

Ma esiste anche la crèche raccontata attraverso i tipici santons provenzali (un po’ simili a quelli napoletani), anch’essi immancabili in molte case e soprattutto nelle chiese. La crèche è anch’essa intrisa di simbolismi, primo fra tutti quello della rappresentazione dei quattro elementi: terra (riprodotta tramite colline, campi), acqua (riprodotta tramite fiumi, laghi, fontane, pozzi, abbeveratoi, lavatoi), fuoco (riprodotto tramite candele o la stella dei pastori) e aria (riprodotta tramite le tegole che proteggono le abitazioni dalla forza impetuosa del vento mistral).

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foto di Silvia C. Turrin©

Tante tradizioni – qui descritte solo in parte – che evidenziano quanto il Natale sia ancora molto sentito in terra provenzale (sebbene gli spettri del consumismo e del materialismo si aggirino anche da queste parti).

La natura provenzale, poco prima di Natale, si ammanta di una bruma fiabesca che fa avvicinare l’Anima allo Spirito della Vita….

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foto di Silvia C. Turrin©

Silvia C. Turrin

L’Avvento in Provenza, l’inizio del tempo “calendal”

Questo è un periodo molto sentito in Provenza che inizia l’ultima domenica di novembre e termina al solstizio d’inverno. È il periodo dell’Avvento, i cui rintocchi risuonano per quattro domeniche prima dell’arrivo del Natale. In passato, era usanza realizzare una bella ghirlanda di foglie, piante e bacche da posizionare al centro della tavola o accanto all’ingresso di casa. Sopra la ghirlanda erano poste quattro candele. Ad ogni domenica dell’Avvento, veniva accesa una candela, per giungere infine alla forza della luce del Natale.

foto di Silvia C. Turrin©
Aix – foto di Silvia C. Turrin©

Si parla di “temps calendal” e “fêtes calendales ” su impulso di Frederic Mistral, ispirandosi alle calende dell’Antica Roma, che designavano il primo giorno di ogni mese.

In provenzale, “Calendau, alo” viene usato in concomitanza del Natale, mentre “Calèndo” indica i cibi e i regali natalizi, ma anche l’agrifoglio usato per decorare la tavola.

In questo periodo di Avvento – scandito da penitenze, digiuni e meditazioni – cadono importanti feste, molto sentite nel sud della Francia, come la festa di Santa Barbara. In terra provenzale è ancora molto diffusa l’usanza di seminare del grano in tre piccoli piattini, sopra un sottile strato di cotone. Grazie al calore e alla costante umidità, imbevendo il cotone con l’acqua, il grano cresce giusto in tempo per il Natale. Il numero tre, riferito ai tre contenitori del grano, è un simbolo che indica la Trinità (Padre, Figlio, Spirito Santo).

Secondo la tradizione, se il grano cresce bene, l’anno che verrà sarà cadenzato da gioia e prosperità; se invece il grano non cresce rigoglioso tribolazioni sono previste per il nuovo anno.

Esparron sur Verdon - foto di Silvia C. Turrin©
Esparron sur Verdon – foto di Silvia C. Turrin©

In ogni caso, il grano di Santa Barbara viene conservato anche dopo il periodo natalizio, perché si narra che abbia il potere magico di proteggere le persone dalle tempeste, sia quelle provenienti dal cielo, sia quelle della vita di ogni giorno.

Altrettanto sentita è la Festa della Luce, la festa di Santa Lucia del 13 dicembre, giorno in cui le giornate iniziano ad allungarsi. Per celebrare questo ritorno alla luce, era usanza illuminare muri, balconi, finestre con lanterne e candele sino all’arrivo del Natale. Il ritorno della Luce suggella un nuovo tempo di rinnovamento.

… à suivre

Silvia C. Turrin

Noël en Provence

Presepi, santons, festa delle luci…
il Natale in Provenza è ancora una tradizione molto sentita, sebbene anche qui la sua dimensione spirituale sia stata fortemente ridotta a causa dell’eccessivo materialismo…
Ovunque si vada… marché, centri commerciali, città e villaggi si ritrovano le famose statuine del Presepio che in Provence vengono chiamate Santons.

Un Santon scovato a Tarascon – foto di Silvia C. Turrin

È un’antica e amatissima tradizione quella di acquistare questi personaggi natalizi, realizzati generalmente in argilla in modo ancora artigianale. Se all’origine i Santons erano costituiti essenzialmente dai personaggi della Natività – Maria, Giuseppe, il bambino Gesù, i Re Magi e i pastori – negli ultimi decenni il numero delle statuette è aumentato.

In un marché calendal o all’interno di un’esposizione (tante le mostre dedicate ai presepi) si scoprono personaggi insoliti o conosciuti: santon che raffigurano lo scrittore Mistral, quello che ritrae Papa Giovanni Paolo II, quelli che rappresentano antichi e nuovi mestieri.

Si ritrovano il panettiere con il suo cesto di fougasses (focacce), il pescatore, e poi tante scene di vita locale con relativi paesaggi: dai campi di lavanda allla raccolta delle olive, dai giocatori di pétanque (le bocce provenzali) alla transumanza.

La parola Santons in provenzale significa “piccoli santi”. Secondo la versione più accreditata il loro sviluppo avvenne durante la Rivoluzione francese per sostituire i presepi realizzati nelle chiese, che in quell’epoca erano costrette alla chiusura per l’ondata di ateismo/laicità che imperversava. Dopo quel periodo la loro popolarità non venne meno, anzi, si sono sviluppate col tempo diverse scuole e diverse famiglie sono diventate celebri grazie all’arte dei santons.

Ma il Natale in Provenza è sinonimo anche di presepi viventi, di feste delle luci e poi di gros souper, la cena della vigilia di Natale rigorosamente magra, poiché non si mangia carne (per la gioia dei vegetariani !), celebrata secondo le usanze della tradizione provenzale : 3 tovaglie bianche sovrapposte, su cui si mettono 3 candelabri bianchi, e 3 coppette di grano germogliato de la Sainte Barbe, simbolo della Trinità e della Speranza. Il Menu è composto da 7 piatti magri (generalmente a base di verdure)

Le feste legate al Natale in Provenza terminano il 2 febbraio, giorno in cui viene celebrata la Candelora (si benedicono le candele, simbolo di Cristo “luce per illuminare le genti”).