Moustiers-Sainte-Marie e Notre-Dame de Beauvoir

Conosciamo un altro volto della regione provenzale varcando la soglia di una zona dove terra e acqua sono gli elementi primigeni, indispensabili per l’uomo nelle sue attività, così come per la fauna e la flora che popolano l’ecosistema.

Entriamo nel dipartimento delle Alpi dell’Alta Provenza e ci immergiamo nelle atmosfere di Moustiers-Sainte-Marie. Avevamo già avuto modo di parlare di questa cittadina, raccontando della tradizione artigianale legata alla lavorazione della faïence.

Moustiers-Sainte-Marie è molto altro.

Notre-Dame de Beauvoir e la leggenda della stella

Notre-Dame de Beauvoir – foto Silvia C. Turrin

Arroccato sopra un promontorio tra alti cipressi si ammira il sito sacro chiamato Notre-Dame de Beauvoir. Ogni anno attira migliaia di fedeli e di visitatori. Edificato sul finire dell’anno 1100, questo antico santuario è l’emblema religioso di Moustiers per la sua suggestiva posizione e per il simbolismo che esso racchiude.

Il pellegrinaggio a Notre-Dame de Beauvoir ha origini molto antiche. Migliaia di devoti vi giungevano per pregare la Vergine Maria, i cui miracoli erano conosciuti anche oltre i confini provenzali.

È proprio in riverenza a Maria che, secondo la leggenda narrata da Fréderic Mistral nell’opera Les îles d’Or, il cavaliere Blacas, crociato imprigionato dai Saraceni, aveva appeso una stella d’oro tra le due rocce dominanti Moustiers, suo paese natale.

Quella stella d’oro, sospesa nell’aria, che caratterizza il villaggio è dunque un ex-voto dedicato alla Vergine Maria, poiché le preghiere del crociato furono esaudite e la promessa mantenuta: una volta libero, riuscì a ritornare in patria e a compiere il suo voto.

Maggiori dettagli su questa storia potete leggerli nel libro “Viaggio in Provenza e Occitania. Tra storia, misteri, borghi antichi e lavanda” (disponibile in tutte le librerie online, inclusi IBS e Youcanprint).

Infatti, nella sezione dedicata a Moustiers-Sainte-Marie si racconta della leggenda della stella, sospesa da una catena in mezzo alla gola tra le due falesie che circondano il borgo provenzale. Nel libro si approfondiscono anche le vicende che ruotano attorno al misterioso Cavaliere Blacas d’Aups, fatto prigioniero in Terra Santa al tempo della VII crociata (1249).  

La famosa stella di Moustiers-Sainte-Marie – Foto Silvia C. Turrin

I miracoli attribuiti alla Vergine

Il percorso per raggiungere Notre-Dame de Beauvoir permette di entrare in contatto con la natura, udendo al contempo gli echi della storia e dei tanti devoti giunti a Moustiers per onorare la Vergine Maria.

Notre-Dame de Beauvoir in lontananza – foto Gianni Turrin

Una volta giunti alla cappella si può ascoltare la pace del luogo. Fino al XII secolo, il santuario si chiamava Notre-Dame d’Entre-Roches, ma fu cambiato per i miracoli attribuiti alla Vergine. La stessa Chiesa incoraggiò il pellegrinaggio attraverso indulgenze ai fedeli.

Secondo la storia locale, molte madri, soprattutto nel XVII secolo, vi portavano i loro bimbi morti alla nascita, perché qui, miracolosamente, resuscitavano e rimanevano in vita per qualche minuto, solo il tempo per venire battezzati.

Consiglio finale

Moustiers-Sainte-Marie è un’ottima base per scoprire il Parco Naturale Regionale del Verdon, per la sua posizione ubicata proprio al centro di questo territorio protetto, unico nel suo genere.

Silvia C. Turrin

Provenza e il tempo dell’Avvento

Anche in Provenza il periodo dell’Avvento è particolarmente sentito, tanto che gli è stato attribuito un nome specifico, ovvero tempo “calendal”, che comprende le quattro domeniche prima del Natale.

Come ricordo nel mio Romanzo “Un’altra Vita in Provenza” (le cui copie cartacee sono praticamente esaurite…), l’espressione «Calendau, alo» è ancora molto diffusa nel Midi francese. Sono parole tipicamente provenzali che indicano tutto ciò che riguarda il periodo natalizio.

«Calendau» riprende le famose calende, che designavano – ai tempi dei Romani – il primo giorno di ogni mese. In questo caso, «Calendau, alo» si riferisce alla magia del tempo di Natale, mentre “Calèndo” indica i cibi e i regali natalizi, ma anche l’agrifoglio usato per decorare la tavola.

In passato, questa fase dell’anno in terra provenzale era scandita da numerose tradizioni. Per esempio, l’Avvento veniva annunciato per le strade, a suon di tamburelli e galoubet (una sorta di piffero di registro acuto diffuso in Provenza).

Tra le usanze in voga ancora oggi vi è quella di preparare una ghirlanda di foglie sempreverdi (o con bacche) da posizionare al centro della tavola o accanto all’ingresso di casa. Sopra la ghirlanda erano poste quattro candele. Ogni domenica di Avvento viene accesa una candela simbolo di gioia e di luce.

Visitare la Provenza in questa fase dell’anno è davvero suggestivo, grazie ai tipici addobbi luminosi che impreziosiscono ancor di più vari angoli di borghi e città.

Aix-en-Provence è certamente una delle mete che consiglio, perché è davvero magica nel periodo natalizio, tra luminarie, marchés de Noël imperdibili, piazze decorate e le scritte in provençal proiettate sui muri cittadini.

Testo e foto Silvia C. Turrin

Venasque e il suo splendido Battistero

L’arrivo della Primavera porta con sé la voglia di viaggiare. E cosa c’è di meglio che scoprire la Provenza fuori stagione? (Perché la primavera rimane un “fuori stagione”, poiché non c’è – fortunatamente – ancora il flusso turistico tipico dei mesi estivi).

Una meta che consiglio  è Venasque, villaggio medievale arroccato sui Monts de Vaucluse, incluso nella lista dei borghi più belli di Francia.

A renderlo speciale sono almeno tre elementi: la sua posizione, le vestigia medievali e lo splendido battistero.

Siamo nel Dipartimento del Vaucluse, non distanti da Carpentras, né da Avignone. Venasque è abbarbicato su un picco roccioso, circondato da un paesaggio naturale meraviglioso.

In Primavera la natura circostante si rivela nel suo massimo splendore, grazie alla fioritura degli alberi da frutto, in particolari dei ciliegi. Non mancano vigneti e ulivi. E poi, in lontananza si erge il Mont Ventoux.

Una storia tra papato e crociate

La storia di Venasque è legata a quella del “Comtat Venaissin”, antico Stato pontificio fondato nel Medioevo nel 1274 e dissolto nel 1791. Secondo le fonti, è stato proprio il nome del villaggio a dare la denominazione al Comtat Venaissin.

Nel 1125, Venasque passò ai conti di Toulouse, ma nel 1229, nel corso della Crociata contro gli Albigesi, Raymond VII di Toulouse venne sconfitto dall’esercito del Re di Francia e dagli stessi crociati.  Il Comtat Venaissin venne ceduto al Papato, che lo ha controllato sino a quando fu annesso allo Stato francese, nel 1791.

Venasque e i suoi dintorni, attraverso importanti vestigia, narrano di queste vicende storiche.

Il fervore religioso aleggia in molti luoghi. Fu qui che un gruppo di vescovi, fuggiti da Carpentras durante le invasioni barbariche, tra il VI e il X secolo, si rifugiarono e costituirono una sede episcopale. La chiesa di Venasque, classificata “monumento storico nazionale”, ha uno stile romanico-provenzale. Al suo interno vi sono opere della Scuola di Avignone, datate 1498.

Ma il luogo che merita una visita è il Battistero, anch’esso classificato “monumento storico nazionale”. Un sito intriso di storia e di sacralità. Secondo alcune fonti, la zona di Venasque sarebbe stata cristianizzata nel V secolo, e proprio questo battistero (anche definito “Merovingio”) rappresenta uno dei siti di culto più antichi di Francia.

La zona, ancora prima della cristianizzazione, era avvolta da spiritualità; qui, infatti, sorgeva un tempio romano dedicato a Venere; altre fonti affermano che l’edificio, un tempo, fosse consacrato a Diana, altre ancora a Mercurio e, in questo caso, non sorprende trovare all’interno del battistero i resti di un altare votivo pagano dedicato proprio alla divinità mercuriale.

Si nota anche la statua di San Siffrein, monaco di Lérins, divenuto vescovo. Secondo alcune tradizioni, Siffrein, nel VI secolo, fece costruire tre chiese, una delle quali dedicata a Giovanni Battista e quella chiesa sarebbe proprio il battistero di Venasque.

Ciò che colpisce del Battistero è la sua struttura ben conservata. Al suo interno, vi è la vasca, fonte battesimale.

I lati della vasca sono otto e come viene spiegato dai resoconti locali, il numero otto è simbolo della Risurrezione di Cristo. Si collega quindi alla Pasqua: la domenica pasquale segue i sette giorni della settimana ebraica che ricorda la Creazione. La Domenica di Pasqua viene dunque considerata come l’ottavo giorno ed evoca l’inizio di una nuova Creazione. E qui c’è tutto il simbolismo di questo luogo: il battezzato scende nella vasca ed è immerso, a livello simbolico, nella morte di Cristo, e risuscita con lui a nuova vita.

testo e foto Silvia C. Turrin