โSรฌ, io ho coscienza dโaver sempre lottato, con la mia pittura, da vero rivoluzionarioโ.
Questa frase di Pablo Picasso racchiude il senso piรน profondo di quellโarte che vuole esprimere e raccontare le luci e le ombre della societร in cui รจ immersa.
Se la creativitร ha in sรฉ qualcosa di profondamente misterioso e insondabile, รจ anche vero che gli artisti sono influenzati dal clima sociale, politico e culturale del loro tempo. Lโarte va oltre la dimensione estetica e puรฒ parlare alle coscienze.
Basti pensare a โGuernicaโ, capolavoro che tocca nel profondo lโanima, emozionante e forte opera di denuncia contro la guerra. Presentata al mondo in occasione dellโEsposizione Universale di Parigi del 1937, โGuernicaโ รจ un urlo di dolore e rabbia del pittore, portavoce dello sgomento dei suoi connazionali di fronte al bombardamento della cittร basca da cui prende il nome lโopera stessa. Lโimpegno di Picasso contro la guerra lo vediamo anche nel manifesto creato appositamente per il primo Congresso mondiale per la pace, tenutosi nellโaprile del 1949 a Parigi. Si tratta della famosa litografia raffigurante una colomba bianca.
La guerra e la pace di Picasso


In Provenza possiamo entrare realmente nelle atmosfere antimilitariste espresse da Picasso. Basta varcare la soglia dellโantica cappella romana del castello di Vallauris per immergersi in uno spazio dove percepire lโorrore della guerra e al contempo il respiro vitale della pace.
Nel 1952 Picasso realizzรฒ a Vallauris unโopera di ampie dimensioni, che fa eco ai numerosi appelli a favore del dialogo e dellโarmonia internazionale. Il titolo non poteva che essere โLa guerra e la Paceโ, composta da due grandi pannelli. Nel primo, che ritrae la guerra, dominano figure tetre e colori oscuri che vanno dal grigio al nero. Nel secondo, dedicato alla pace, le ombre cupe cedono il passo alla delicatezza di un blu che infonde calma, mentre figure ritratte in bianco esprimono la gioia della vita. A queste due opere Picasso ve ne aggiunse in seguito una terza โLe quattro parti del mondoโ, un chiaro invito affinchรฉ i popoli del mondo si uniscano e camminino finalmente insieme compiendo passi di pace.
Grazie allโarte impegnata e immaginifica di Picasso, lโantica cappella abbandonata del castello di Vallauris รจ diventata un โtempio della paceโ.
La spiritualitร nellโultimo periodo artistico di Matisse
Nellโestate del 1943, in piena Seconda guerra mondiale, Henri Matisse (1869-1954) andรฒ a rifugiarsi nel borgo di Vence. Fuggรฌ da Nizza dopo aver subito un difficile intervento chirurgico nel 1941, a causa di un cancro allโintestino.

La salute precaria โ dopo lโintervento dovette fare uso della sedia a rotelle โ, il sanguinoso conflitto in atto, le drammatiche vicende accorse alla figlia Marguerite (torturata dalla Gestapo per il suo attivismo nella Resistenza francese) furono eventi che lo segnarono nel profondo.
Per questo accolse con slancio la proposta della suora domenicana Jacques-Marie (il cui nome di battesimo era Monique Burgeois), giร sua infermiera, poi amica e modella, di creare la nuova cappella per il complesso monastico.
Uno slancio divenuto ancor piรน appassionante dopo lโincontro con frate Rayssiguier, novizio dellโordine dei domenicani entusiasta dellโidea di unire arte moderna e arte religiosa. Matisse progettรฒ non solo le vetrate, ma la Cappella del Rosario nella sua totalitร .
โHo iniziato dal profano ed ecco che al tramonto della mia vita, in modo del tutto naturale termino con il divinoโ affermรฒ Matisse nellโestate del 1951.

La Cappella del Rosario รจ un luogo calmo, spazioso e luminoso, perfetto per raccogliersi in silenzio e ritrovare la pace, mentre fuori il mondo corre ed รจ ancora in preda a tanti conflitti in varie parti del mondo.

Matisse, nel realizzare questo luogo di contemplazione, ha scelto tre colori, non a caso: il verde collegato alla Natura; il blu simbolo della luminositร del cielo del Midi; il giallo, che rappresenta la luce del Sole e di Dio.
In questโopera Matisse ha espresso il suo slancio verso la spiritualitร , come per invitare il mondo a rallentare la corsa, per recuperare quel rapporto col divino che ci permette di comprendere il senso piรน profondo della nostra umanitร .
L’inno alla pace di Folon a Saint-Paul de Vence
Jean-Michel Folon (1934-2005) fu grande amico di Cรจsar, e come Chagall, ha trascorso molto tempo a Saint-Paul de Vence. Qui ha trovato ispirazione per alcune sue opere suggestive.
In questo borgo del sud della Francia, Folon viene ricordato soprattutto per il lavoro progettato allโinterno della Cappella dei Penitenti Bianchi. Questo monumento risalente al XVII secolo รจ stato restaurato solo pochi decenni fa e per lโoccasione venne coinvolto Folon. Sino al suo decesso, avvenuto nel 2005, lโartista belga ha concepito e creato i lavori preparatori degli affreschi, vetrate e sculture interne alla Cappella.



La serie di disegni e acquarelli da lui ideati hanno fornito la base per la realizzazione di diverse opere che si possono ammirare in questo spazio piccolo, ma evocativo, ovvero: un grande mosaico eseguito secondo la tecnica artistica di Ravenna da un atelier milanese, sotto la direzione di Matteo Bertรฉ; quattro vetrate realizzate dal mastro-vetraio di Chartres, Jacques Loire; due sculture, una in bronzo composta presso lโatelier Romain Barelier e lโaltra in marmo rosa del Portogallo, realizzata a Pietrasanta, dallo scultore italiano Franco Cervietti; otto pitture a olio prodotte da Michel Lefebre, il quale si รจ basato sugli acquarelli dipinti da Folon. Il risultato รจ uno spazio poetico, ricco di sfumature cromatiche, di giochi di luce, un inno alla Pace.







