Un mare di lavanda (o quasi)

Luglio.

Mese estivo per eccellenza, carico dei frutti che regala la terra.

Tanti i turisti che affollano le strade di Provenza, soprattutto belgi, olandesi e tedeschi, con incursioni di cinesi, giapponesi e statunitensi.

È in questo mese che gli stranieri vanno alla ricerca dei fatidici e tanto agognati campi di lavanda in fiore.

Ho visto persone, soprattutto donne, che si preparano anche dal punto di vista estetico per raggiungere questa meta tanto desiderata, vestendosi rigorosamente di bianco… con in testa un bel cappellone di paglia, giusto per vivere – o almeno cercare di sperimentare – quelle stesse immagini colte qua e là sulle riviste e sul web.

Lungo la strada della lavanda - foto di Silvia C. Turrin
Lungo la strada della lavanda – foto di Silvia C. Turrin

In realtà, la maggior parte dei campi di lavanda che si vedono in parecchie zone della Provenza sono grandi estensioni di lavandin, una pianta ibrida molto più facile da coltivare rispetto alla lavanda vera, poiché è più robusta, cresce di più in altezza e ha una maggiore resa durante il processo di estrazione dell’olio essenziale. Si incontra sino ai 1000 metri d’altitudine.

Il lavandin domina il mercato dell’aromaterapia in Provenza, tanto che la sua produzione occupa circa il 90% di tutte le superficie coltivate.

La lavanda vera è quella officinalis, dalle tante proprietà benefiche, di cui erano a conoscenza gli antichi Greci. Ne parla già il medico Dioscoride, vissuto nel I secolo d.C. Se usata in modo esperto può essere d’aiuto nei casi di mal di testa, nervosismo, insonnia, influenza. La consigliava anche santa Ildegarda di Bingen per “stimolare un carattere puro”.

In base alla mia personale esperienza, posso dire che l’olio essenziale di lavanda è ottimo per alleviare il pizzicore da punture di zanzare, per superare la nausea, per rilassarsi e per prendere sonno.

sulla strada della lavanda 2014-07-11 055

Ritornando ai nostri turisti a caccia di campi di lavanda, potrei consigliare loro di spostarsi più alto dei 1000 metri di altitudine, perché sotto a questa quota la maggior parte delle piantine di lavandin sono state già tagliate in luglio: per vederle nel massimo della loro fioritura bisogna raggiungere la Provenza prima del 15 luglio, dopo di che entrano in azione le moderne tagliatrici meccaniche… (solo nei musei o nelle feste dedicate alla lavanda si possono vedere i tradizionali falcetti utilizzati nella raccolta manuale).

Sopra ai 1000 metri la lavanda vera “resiste” agli attacchi del suo amico-nemico ibrido. Chi si dedica ancora alla coltivazione di questa pianta compie parecchi sacrifici, in termini di lavoro e anche di profitti, poiché la remunerazione che ottengono dalla raccolta e dalla trasformazione del lavanda copre di poco i costi globali. Per rendere ancor più pregiata e qualificata la loro attività, alcuni coltivatori sono riusciti a ottenere il marchio DOC sui loro prodotti, a indicare che è lavanda vera officinalis. Altri ancora, pochi, possono vantare il marchio AB, agricoltura biologica per far sapere al consumatore che può star tranquillo a utilizzare sulla pelle il loro olio essenziale.

Nella Guida sulla Provenza che sto scrivendo ho inserito un itinerario dedicato alla scoperta della lavanda, ma i luoghi dove incrociarla sono davvero tanti, dal Vaucluse al Var sino al dipartimento delle Alpi Marittime (che altro non è che la Costa Azzurra).

Qui, fra tutti i siti, vorrei citare il villaggio di Sault, nel Vaucluse, abbarbicato su un’altura che domina l’omonima valle, famoso per la produzione di lavanda. Questa è la zona più rinomata per la coltivazione del cosiddetto “oro blu”, ed è qui che ogni anno viene organizzata una delle feste più colorate, ludiche e coinvolgenti dedicate a questa pianta così amata dagli appassionati di natura e di aromaterapia. Da 29 anni, ogni 15 agosto, Sault si tinge dei cromatismi della lavanda festeggiandola con danze, canti, genti in costume tradizionale, sfilate, carri pieni di fiori profumati. Per chi ama passeggiare è stato anche creato un itinerario ad hoc della durata di circa due ore in cui camminare tra estensioni di lavanda.

Splendidi e suggestivi itinerari si scoprono anche nel dipartimento delle Alpi dell’Alta Provenza, tra Valensole, Riez e il lago di Sainte Croix alle porte delle Gole del Verdon, e poi ancora più in sù verso Banon, Forcalquier e Simiane la Rotonde. Luoghi straordinari, dove la Natura domina su tutto.

Ma questo oro blu-viola è in pericolo! Per la prima volta, quest’anno, ho visto ai bordi dei campi di lavanda cartelli con la scritta Lavande en danger!

lavanda in pericolo

Ho cercato di capire e il problema principale riguarda le sempre più ferree e assurde normative europee e francesi che considerano sulla stesso piano (assurdamente irreale!) i produttori di oli essenziali di lavanda  e i produttori di sostanze chimiche.

Massimo imputato è il famigerato REACH, ovvero Il Regolamento (CE) n. 1907/2006 riguardante la registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche (REACH) cui si aggiunge l’istituzione dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche.

I produttori locali si stanno organizzando, attraverso mobilitazioni, associazioni e una petizione in cui si afferma:

“Noi, cittadini del mondo, vi domandiamo di non considerare la lavanda e le altre piante aromatiche e medicinali, così come i loro estratti tradizionali, alla stregua di prodotti chimici. Noi diciamo NO ai regolamenti europei inadatti e distruttori di prodotti naturali. Noi vi domandiamo, per questi prodotti, uno status adatto alla loro specificità”…

Una Battaglia da appoggiare per chi crede che le leggi non siano più giuste della millenaria saggezza dei nostri Avi e del millenario potere curativo della Natura.

Silvia C. Turrin

Sulla strada della Mimosa

Bormes les Mimosas – foto di Silvia C. Turrin

Anche se prediligo l’entroterra della Provenza, lontano dalla folla, dalle spiagge gremite e dai centri votati unicamente allo shopping e all’edonismo, devo dire che lungo la Costa Azzurra – che per alcuni non si può definire vera Provenza – si scoprono borghi incantevoli!

Uno di questi è certamente Bormes-les-Mimosas, piccolo graziosissimo villaggio arroccato su un promontorio. In verità, avrebbe anche una spiaggia nel quartiere chiamato La Favière, ma le sue vere bellezze a mio avviso si scoprono nella zona del vieux village, un reticolo di viuzze che conducono a scorci pittoreschi da cui ammirare la baia. Bormes-les-Mimosas, come suggerisce il nome, è un tripudio di fiori la cui gradazione dominante è il giallo delle mimose: alberi che nei primi mesi dell’anno colorano il paesino e i dintorni di un caldo manto paglierino. Bormes è difatti una tappa della cosiddetta “strada della mimosa”, percorso incantevole tra la costa provenzale e l’immediato entroterra.

Un viaggio di 130 chilometri, quello della Route du Mimosa, che inizia proprio nel piccolo borgo di Bormes, prosegue verso Rayol-Canadel-sur-Mer, poi verso Sainte-Maxime, Saint-Raphael, Mandelieu-la-Napoule, per poi volgersi all’interno verso il Massif du Tanneron proseguendo per Pégomas e infine a Grasse, capitale del profumo.

Tra febbraio e marzo queste zone si colorano dei vari cromatismi di giallo. Sembra di essere catapultati in un dipinto di qualche artista particolarmente ispirato quando si percorrono le strade tra gli alberi di mimosa in fiore.

Originaria dell’Australia, la mimosa, genere dell’acacia, vanta tantissime specie e circa 90 si possono riconoscere a Bormes e dintorni: i loro nomi racchiudono sprazzi di poesia come la specie chiamata Clair de Lune o quella denominata Rêve d’or.

Bormes les Mimosas - foto di Silvia C. Turrin
Bormes les Mimosas – foto di Silvia C. Turrin

Un patrimonio botanico inestimabile, da qui la scelta di preservarlo anche con tasse molto salate per quanti si azzardano a raccogliere anche un solo rametto fiorito di mimose!

Nel centro di Bormes si possono acquistare bouquet di mimose, ma a mio avviso la vera bellezza si ammira osservando sul posto le imponenti piante in fiore, un vero spettacolo, imparagonabile a un misero vasettino di mimose, la cui esistenza è decisamente effimera, da conservare in casa.

Bormes però non è solo sinonimo di mimose, ma anche di piante grasse, bougainvillee, piante esotiche alcune provenienti dall’Africa Australe e poi di splendide piante d’agrumi.

Bormes les Mimosas - foto di Silvia C. turrin
Bormes les Mimosas – foto di Silvia C. turrin

Tra una viuzza e l’altra circondate da edifici di vecchie pietre, si respira un’atmosfera pacata, piena di arte e di nuance policromatiche.

Un luogo da vivere con calma, con lentezza, scegliendo accuratamente la stagione e la giornata, per non venire sommersi da frotte di turisti provenienti dai quattro angoli del mondo…

Un consiglio?

Tra fine febbraio e inizio marzo il periodo è perfetto per visitare Bormes, quando il villaggio è vivibile e visitabile in tutta tranquillità.

Bormes les Mimosas – foto di Silvia C. Turrin

Ufficio del Turismo di Bormes les Mimosa

La strada della mimosa _ SilviaProvence

Tra le manifestazioni più interessanti organizzate a Bormes les Mimosa vorrei ricordare non tanto quelle più famose – ovvero Mimosalia (ultimo weekend di gennaio) che è un tripudio di piante e fiori, e il Corso Fleuri caratterizzato da splendidi carri carnevaleschi i cui protagonisti sono ancora una volta coloratissimi fiori – piuttosto Santo Coupo che si tiene nel mese di settembre.

Si tratta di una festa dedicata alla gastronomia locale, ma anche alle tradizioni del territorio. In questa occasione si scoprono prelibatezze della zona, come i vari tipi di tapenade, le confetture di fichi, il miele e il tipico pane speziato prodotto secondo ricette antiche…
Un mosaico di sapori e profumi arricchito da laboratori dedicati ai più piccini…

Infine, un consiglio culinario:
assaggiate il piatto denominato tian de sardines farcis aux épinards con cipolle, capperi, aglio e olio d’oliva locale, una delizia semplice alla provençal.