Lourmarin e lontani echi di Albert Camus

Il 2013 è stato l’anno durante il quale, in varie parti d’Europa, venne celebrato lo scrittore Albert Camus, ricordandone il centenario della nascita (7 novembre 1913). Come spesso, purtroppo, accade certe celebrazioni legate agli anniversari di nascita e morte appaiono e si manifestano più come eventi di puro marketing. Poi passeranno ancora cinquanta, cent’anni… per assistere a una nuova ondata di eventi, dibattiti, riedizioni di libri grazie ai quali una figura “del passato” viene riportata sorprendentemente in vita.

Eppure, considerando la figura di Albert Camus si può dire che il suo lascito è ancora profondamente presente in questa società… che avrebbe bisogno di più intellettuali impegnati e “critici” verso le cose che non vanno (a cominciare dall’ondata di populismo demagogico razzista aleggiante in Francia e in altre parti del Vecchio Continente).

Qualcuno vorrebbe andare sulle tracce dello scrittore francese visitando il borgo di Lourmarin, nel dipartimento del Vaucluse, classificato come “uno dei più bei villaggi di Francia”; altri, invece, preferiscono immergersi nei suoi illuminanti scritti.

Apprezzando entrambe le modalità “di scoperta”, iniziamo con l’osservare in lontananza Lourmarin, borgo che trasmette un’aria d’altri tempi, avvolto com’è da un’aura intrisa di storia, di quiete, circondato da un territorio in cui dominano vigne e uliveti. Non a caso, anche lo scrittore Henri Bosco (1888-1976) disse che Lourmarin è “il villaggio più affascinante del Luberon”.

A Lourmarin, sia Henri Bosco, sia Albert Camus vi si trasferirono: il primo nel 1947 acquistò una piccola bastide e alternò la vita da “provenzale” tra Nizza e questo angolo di Luberon; il secondo, vi si trasferì definitivamente nel 1958 quando acquistò una dimora seguendo i passi del mentore e amico Jean Grenier (la cui opera Cum Apparuerit racchiudeva elogi di questa terra di Provenza).

Per cercare di avvertire le sensazioni, le atmosfere, le suggestioni che questi scrittori illustri sentirono per Lourmarin bisognerebbe visitare il borgo in primavera o in autunno, quando il clima modaiolo e i turisti mordi e fuggi sono passati, cedendo il passo alla calma e alla placidità provenzale.

In una “anonima” giornata di primavera si possono scorgere quei piccoli particolari architettonici, artistici, paesaggistici più difficili da avvistare quando c’è folla.

A Lourmarin, i particolari che mi hanno attratta di più sono state in primis le abitazioni antiche con le loro finestre da cartolina. Adoro scorgere le persiane delle case circondate da un fitto manto di edera, che si spalancano al mondo rimanendo in perfetta simbiosi con la natura. Oltre queste aperture domestiche c’è vita, c’è storia, ci sono microcosmi esistenziali.

Lourmarin in primavera è anche un tripudio di fiori, soprattutto di rose. Quante ne ho viste, quante ne ho immortalate.

Di Albert Camus, a parte la sua tomba nei “campi elisi” e a parte la via a lui intitolata, se ne può avvertire una lontana, vaga presenza visitando la piazza della Chiesa (edificio risalente all’XI secolo che racchiude arte romana e gotica) e il suggestivo Castello, perfetta armonia tra reminescenze medievali e rinascimentali, con una bella loggia à l’italienne.

Ma per sentire davvero lo spirito di Camus aleggiare a Lourmarin si può seguire il percorso letterario dal titolo «Sur les pas d’Albert Camus» organizzato dall’Ufficio del Turismo: un modo per ricordarlo attraverso aneddoti, letture e scorci di questo borgo provenzale dove riposano le sue spoglie.

E d’obbligo è una capatina in una libreria – qualsiasi della Provenza – dove lo spirito del premio Nobel per la letteratura nel 1957 è ben vivo grazie alle sue opere che si ritrovano numerose sugli scaffali, da L’étranger al Mythe de Sisyphe, da l’Homme révolté a Les justes.

(testo e foto) Silvia C. Turrin

Quelle que soit la cause que l’on défend, elle restera toujours déshonorée par le massacre aveugle d’une foule innocente où le tueur sait d’avance qu’il atteindra la femme et l’enfant  

Albert Camus (Chroniques algériennes)

Grasse tra fiori e profumi

Quando si parla di questa cittadina, nel dipartimento delle Alpi Marittime – tappa dell’itinerario “lungo la strada della mimosa” – è inevitabile condurre la mente alle storiche fabbriche di profumi. Immagini di flaconi, cofanetti, alambicchi, scorrono intrisi delle essenze di lavanda, gelsomino, mimosa, rosa…

Grasse - alambicchi distillatori
Grasse – alambicchi distillatori – Silvia C. Turrin©

Parlare di Grasse significa raccontare la storia della profumeria, che dal Medioevo ha vissuto cicli di successi, popolarità e cicli di crepuscolo. Una storia parzialmente raccontata e deformata da Patrick Süskind, il cui famoso romanzo è un vortice di violenza e di zone psicologiche cupe che sfiorano l’angoscia – soprattutto da una prospettiva femminile – che non collimano certo con la poesia insita nel mondo dei profumi.

 

Quella delle essenze è invece una storia piena d’amore, di vera passione, di creatività, di sperimentazione, di curiosità. Basta entrare in una fabbrica di profumi di Grasse per capire quanta bellezza vi sia nell’arte dell’enfleurage e come questo lavoro sia privo di brutalità e di violenza sulle donne. Anzi, una visita a Grasse, soprattutto durante la stagione primaverile, è un’esperienza sensoriale straordinaria, in particolare per le anime sensibili ai fiori, ai loro cromatismi e alle loro straordinarie fragranze.

 

Entrare in una fabbrica di profumo di Grasse significa fare un viaggio non solo in Provenza, ma attorno al mondo. Un viaggio tra passato e presente. Significa vivere “incontri olfattivi” con la rosa di maggio, coi fiori d’arancio, con l’essenza del sandalo e con altre incantevoli molecole che aleggiano nell’aria e invadono i sensi. È necessario avere anche una buona immaginazione per poter visualizzare il vecchio e duro lavoro nei campi dove si raccoglievano a mano i fiori: un’attività nella maggior parte dei casi svolta dalle donne di un tempo e qui, sì, in talune circostanze ci poteva essere violenza – anche solo psicologica.

Osservando scorze, bacche, corolle si dovrebbe sfruttare la capacità di visualizzare i lunghi viaggi di alcune spezie provenienti dall’Estremo Oriente, come la pianta dei chiodi di garofano o l’anice stellato, entrambi ampiamente utilizzati non solo in profumeria, ma anche nell’arte gastronomica.

Grasse - jasmin
Grasse – jasmin – Silvia C. Turrin©

I fiori coltivati a Grasse sono, fra gli altri, la violetta, la mimosa, la rosa centifolia e il gelsomino. Un tripudio di essenze, che diventano ancor più intense annusando la loro “assoluta”, cioè quell’olio aromatico altamente concentrato. Questa è pura poesia… e la poesia continua se si ha il privilegio di osservare la cosiddetta “regia del profumiere” (in francese l’orgue) o organo, dalla quale attinge per “comporre” le sue creazioni: un mobile che può essere moderno o antico (i più antichi sono ovviamente i più belli) composto da tre livelli che costituiscono la “piramide olfattiva” con le note di TESTA (fresche, leggere, effimere ), le note di CUORE (più importanti, che lasciano la loro “scia”) e le note di FONDO, quelle che intensificano il carattere del profumo e che ne esprimono la personalità.

Grasse

Purtroppo gli artisti profumieri, paragonabili – quelli veri – a degli alchimisti, sono sempre di meno per effetto degli sviluppi della chimica organica, con cui si riesce a ricreare molecole di sintesi che riproducono, più o meno abilmente, le qualità olfattive delle essenze. Per conoscere la storia di Grasse, ex città di conciatori diventata capitale mondiale del profumo, è quindi d’obbligo fare una tappa in una delle tante fabbriche di profumo, oltre che far visita al Musée International de la Parfumerie con cui si intende salvaguardare e promuovere il patrimonio mondiale degli aromi e dei profumi.

Questo incontro olfattivo con Grasse mi ha talmente affascinata che mi è nata l’idea per un nuovo libro ispirato non solo ai profumi. Una storia di giustizia e di legalità… Ma chissà quando avrò il tempo per scriverlo seriamente… ho abbozzato la trama in quattro pagine di un quaderno. La priorità, però, devo darla a un altro libro di tutt’altro genere, che deve essere ultimato entro fine anno.

Ora capisco perché tante anime creative hanno trovato ispirazione in Provenza….

 

Silvia C. Turrin

Mimosalia 2015 – attraverso i 4 Elementi

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Ormai è una tradizione giunta alla sua XIX edizione. Dal 1996, nella Ville fleurie di Bormes les Mimosas, durante l’ultimo week-end di gennaio si svolge Mimosalia, manifestazione dedicata agli appassionati di fiori, erbe aromatiche, piante più o meno conosciute e varietà provenienti da altri continenti, come l’Africa. La cittadina di Bormes les Mimosas la conosco da svariato tempo, ma solo in questo 2015 l’ho visitata in occasione di Mimosalia.

Mimosalia 2015 - foto di Silvia C. Turrin©
Mimosalia 2015 – foto di Silvia C. Turrin©

La giornata di Domenica 25 gennaio è stata splendida dal punto di vista climatico, con sole, cielo terso e temperatura mite. Sembrava già primavera! e non solo a livello meteo, ma anche osservando la Natura che già mostra il suo lento, progressivo risveglio. Una Natura ricca, caratterizzata da una straordinaria biodiversità per effetto di un microclima privilegiato. Una Natura che colora le vie del villaggio di un manto policromatico. Gli alberi di mimosa regalano nei mesi invernali la loro vivace energia attraverso un tripudio di fiori dorati. Nelle aiuole si scorgono I non ti scordar di me, splendide margherite, e addirittura la protea, fiore simbolo del Sudafrica! Splendide Bougainvillea – pianta originaria delle zone tropicali – adornano muri delle case, passaggi e incantevoli pergolati. Non mancano piante grasse, cactus e poi agrumi succosi.

Protea - Mimosalia 2015 ---- foto di Silvia C. Turrin©
Protea – Mimosalia 2015 —- foto di Silvia C. Turrin©

L’edizione 2015 di Mimosalia era proprio dedicata agli Agrumi, frutti eccezionali sia per le loro caratteristiche ornamentali, sia per le proprietà nutritive: basti ricordare che le arance contengono non solo Vitamina C, perfetta per prevenire raffreddore e per rafforzare il sistema immunitario, ma anche potassio, fosforo, calcio e antiossidanti.

Mimosalia 2015 dedicata agli Agrumi - foto di Silvia C. Turrin©
Mimosalia 2015 dedicata agli Agrumi – foto di Silvia C. Turrin©

Tanti i giardinieri, pépinières, all’interno del Parc du Cigalou, che mostravano con orgoglio la loro selezione di piante e fiori. Oltre ai bonsai e alle aromatiche, la mia attenzione si è posata sulle camelie, bellissime, perfette nella forma e nei colori. Essendo particolarmente legata all’Asia non potevo non rimanerne affascinata. La camelia si dice sia un fiore portafortuna, messaggera di significati romantici: nella cultura orientale è simbolo della devozione eterna tra innamorati.

Oltre agli artisti giardinieri, Mimosalia è una bella vetrina per creativi a 360°: da chi modella ingegnosamente il ferro a chi – come Stella – compone oggetti singolari con pietre che “parlano”; pietre modellate dall’acqua e dal vento, che esprimono un’anima appena sono assemblate tra loro in modo istintivo, formando opere intrise di yin e yang, e altri simbolismi, alcuni di origine celtica come il triskell.

Stella - Sculpture Nature --- Mimosalia 2015 ---- Silvia C. Turrin©
Stella – Sculpture Nature — Mimosalia 2015 —- foto di Silvia C. Turrin©

Come accade spesso in vari eventi realizzati in Francia, gli organizzatori hanno pensato anche ai più piccoli, creando per loro uno spazio ad hoc, grazie a una serie di laboratori di pittura, di rinvaso delle piante e di agroecologia: c’è chi si dilettava a colorare mandala di petali di fiori, chi creava un erbario, chi travasava piante aromatiche e chi si ingegnava a costruire un rifugio per insetti “buoni” (fabrication d’un hôtel à insecte), importanti per la biodiversità di un giardino (come coccinelle e api)… Tutte attività divertenti, che alimentano in modo attivo la mente, la manualità e la creatività, sensibilizzando al contempo i più piccoli ad amare e a rispettare Madre Natura.

Mimosalia 2015 ---- Fabrication d’un hôtel à insecte -foto di Silvia C. Turrin©
Mimosalia 2015 —- Fabrication d’un hôtel à insecte -foto di Silvia C. Turrin©

Bormes les Mimosas è certamente uno dei più bei villaggi di Provenza, per la sua struttura architettonica, abbarbicato com’è su un promontorio da cui si ammirano le îles d’Hyères. Tra le tappe della Route du Mimosa, Bormes è sospesa tra mare e monti… con le sue viuzze acciottolate le village médiéval si visita con piacere in primavera, quando il tripudio di fiori, piante rampicanti e piante esotiche conduce il visitatore in una dimensione umana a stretto contatto con i quattro elementi: col fuoco del sole e dei fabbri, forgeron, che plasmano il ferro; con la terra che dona frutti generosi e rigogliosi; con l’aria rappresentata da uno degli oltre cento venti provenzali e dalla creatività degli artisti; con l’acqua, quell’oro blu indispensabile per far vivere uomini e piante…

Silvia C. Turrin

Office de Tourisme de Bormes les Mimosas